Sinner, silenzio rotto: arriva la rivelazione più attesa

Jannik Sinner, lo scottante retroscena di Wimbledon agita il mondo del tennis: le sue parole hanno completamente rimescolato le carte.

C’è chi pensa che l’era dei Big Three non si ripeterà più. E poi c’è chi, invece, è convinto che la nuova generazione di tennisti sia sulla buona strada e che, quanto prima, irromperà nel circuito – o magari c’è già, ma deve ancora esplodere – un terzo incomodo che si appresti a rompere le uova nel paniere a Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.

Sinner
Sinner, silenzio rotto: arriva la rivelazione più attesa (AnsaFoto) – Ilveggente.it

Sono tante, in effetti, le similitudini tra l’azzurro e l’iberico, che sono stati più volte paragonati a Roger Federer e Rafael Nadal. Manca dunque solo, a questo punto, un nuovo Nole, un campione che metta in discussione la loro leadership e che movimenti un po’ la situazione. Eppure, dal canto suo, Novak Djokovic crede che un suo erede ci sia già. E non indovinereste mai cosa abbia rivelato il campione serbo, nelle scorse ore, a proposito di vecchia guardia e nuove leve.

Il 24 volte campione Slam ha parlato di Sinner come mai aveva fatto prima d’ora, spendendo delle parole estremamente lusinghiere nei confronti del numero 1 del mondo. Nonché sottolineando, tra le righe, di essere certo del fatto che, tra tanti aspiranti al “trono”, sia lui il tennista che più gli somiglia e che può essere considerato, in quanto tale, suo erede.

Sinner, l’allievo supera il maestro? Chissà…

Quando gli è stato chiesto di esprimersi in merito alle similitudini tra il suo stile di gioco e quello del nativo di San Candido, si è lasciato andare a delle dichiarazioni molto dettagliate.

Djokovic
Sinner, l’allievo supera il maestro? Chissà… (AnsaFoto) – Ilveggente.it

“Lo ricordo da ragazzino, 13 o 14 anni, quando l’ho incontrato e ho fatto qualche scambio con lui – questo il racconto di Nole – Era alto e magro, come lo ero io da giovanissimo. Lui ora è più alto di me. Colpiva la palla con forza, aveva un timing ottimo e il suo movimento era velocissimo. Sì, ci sono parecchi elementi in comune, usiamo anche la stessa racchetta, ma ovviamente Jannik è unico a modo suo. Negli ultimi anni ha fatto un lavoro eccellente ed è cresciuto moltissimo. Tutti parlano della sua potenza e del modo in cui colpisce. Ha ridotto gli errori gratuiti rispetto all’inizio della carriera, ora è preciso in maniera assoluta e tiene l’avversario sempre sotto pressione. Sono contento di essere riuscito, in un certo senso, a influenzarlo positivamente“.

Tra i punti in comune ha indicato, ancora, il modo in cui entrambi cercano di colpire la palla in anticipo e di essere aggressivi, ma anche il modo in cui cercano di dominare gli scambi da fondo. Trucchi del mestiere che Jannik, a quanto pare, gli avrebbe “rubato” ai tempi della collaborazione con Riccardo Piatti, che è stato anche coach di Djokovic e che lì lo ha conosciuto, nelle occasioni in cui gli veniva chiesto di fare da guida. Galeotta, allora, fu Bordighera.

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