Sinner, lo dice perfino lui: nessun altro è come loro

Sinner, questa è la conferma che mancava: se lo dice lui allora non c’è davvero più nulla di cui dubitare.

Lo dicono tutti. Gli addetti ai lavori, i neofiti, gli appassionati. Perché, in effetti, è assolutamente innegabile che quella tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sia stata una delle partite più belle degli ultimi mesi. O addirittura di sempre. Che abbia superato, in termini di intensità, tutte quelle che si sono giocate allo Us Open e non solo.

Sinner
©️LaPresse

Cinque ore di tennis creativo, geniale, mai noioso ma sempre, al contrario, avvincente. Al punto che è quasi spiaciuto, ad un certo punto, che dovesse finire e che si dovesse necessariamente eleggere un vincitore, anziché chiuderla, come forse sarebbe stato più giusto, in parità.

I due NextGen hanno fatto impazzire proprio tutti, insomma. Incluso un ex celebre tennista che di match spettacolari ne ha visti a bizzeffe ma che, evidentemente, non si era mai trovato di fronte a due talenti così spettacolari.

Sinner e quei complimenti illustri

Sinner
Juan Carlos Ferrero ©️LaPresse

A rivelare quanto la partita di mercoledì lo abbia emozionato è Juan Carlos Ferrero, coach di Alcaraz, ex numero 1 al mondo.  “È una delle partite più belle che abbia mai visto visto – ha ammesso all’Atp – per l’intensità costante e le difficoltà. Si nutrivano a vicenda e si costringevano a vicenda a migliorare“.

“Saranno due dei più grandi giocatori nei prossimi 10 anni – ha sentenziato poi Ferrero, ancora in fibrillazione per l’epico match – con il dovuto rispetto per quelli che ci sono. Sono a un livello molto, molto alto. Ci sono altri giocatori che sono vicini, ma penso che saranno i due giocatori dominanti del tour in futuro”.

Sembra evidente che l’ex tennista nutra una stima immensa nei confronti di Sinner, sebbene resti inteso, come giusto, che sia stata la prestazione del suo pupillo a fargli battere di più il cuore. “Quando ha finito – ha ammesso Ferrero – gli ho detto che ero molto orgoglioso di come l’ha gestito (il match, ndr)”. Cuore di coach.

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