La Premier League riprende in formato The Truman Show?

La data e le modalità di ripresa dei principali campionati di calcio d’Europa, attualmente sospesi per l’emergenza epidemiologica legata al coronavirus, sono in questi giorni gli argomenti maggiormente dibattuti tra addetti e giornalisti sportivi. È largamente condivisa l’idea che il calcio non sia una priorità in questo momento. Altrettanto condivisa è tuttavia la consapevolezza delle gravi perdite economiche che la prolungata interruzione degli eventi sportivi provocherà lungo tutta la filiera, con un effetto a catena.

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In una videoconferenza in programma venerdì prossimo la Federazione calcistica inglese riunita con le venti squadre della Premier League discuterà una serie di ipotesi di ripresa, verosimilmente dopo maggio. Tra queste, come riferito dal quotidiano britannico The Independent, è emersa nelle ore scorse un’idea abbastanza suggestiva, poi ripresa da altri siti di news e giornali sportivi. La Premier League potrebbe riprendere a giugno “a porte chiuse” ma con calciatori, staff, arbitri, dirigenti e giornalisti tutti isolati per due mesi in una sede di ritiro condivisa.

Premier League: ipotesi “reality” per la ripresa a giugno

La scelta di giocare il resto del campionato (92 partite) “in ritiro” dovrebbe ricevere prima di tutto un’eventuale approvazione da parte del governo. Si giocherebbe ogni giorno almeno una partita, durante i mesi estivi, e sarebbe “un mega evento televisivo”, spiega The Independent. Il luogo del ritiro sarebbe probabilmente Birmingham, nelle Midlands Occidentali. Tutti i club – dai dirigenti ai membri dello staff – resterebbero in quarantena, magari ospiti di una stessa catena di alberghi ravvicinati.

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Si parla di St. George’s Park, sede del ritiro della nazionale, attualmente chiusa, e degli alberghi Hilton situati intorno al centro sportivo. Nell’impianto sono presenti tredici campi da gioco, incluso un campo che riproduce il manto d’erba di Wembley. Ci sono inoltre numerose strutture e aree destinate all’allenamento, alla fisioterapia e alla riabilitazione. Per due mesi nessuno potrebbe entrare né uscire, tranne per che disputare gli allenamenti e le partite.

Le misure di isolamento sarebbero estese anche ad arbitri, giornalisti, produttori e responsabili della trasmissione televisiva delle partite. In questo caso i legittimi interessi delle TV, spiega The Independent, incontrerebbero il favore del governo. La trasmissione di un evento a metà tra il calcio e un reality contribuirebbe a intrattenere la popolazione, tanto più in caso di prolungamento delle misure di isolamento.

Le perplessità

Un evento come la Premier League sarebbe considerato un rilevante passo avanti verso il ritorno alla normalità. Molti commentatori ritengono tuttavia questo discorso estremamente precoce, considerato che la curva dei contagi non ha ancora raggiunto l’apice.

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Ci sono inoltre argomentazioni pratiche e bisogni più stringenti, a rendere opinabile l’ipotesi di una ripresa del campionato di calcio. Il timore è che, fosse anche nei mesi estivi, il trattamento di eventuali infortuni ai calciatori finirebbe per sottrarre risorse sanitarie in un momento di emergenza persistente. “Gli ospedali avranno problemi ben più importanti a cui pensare. E la Premier League da sola terrebbe impegnato una sorta di ospedale privato”, ha sintetizzato una fonte citata da The Independent.

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