Lo Slam londinese continua a fare tesoro delle proprie tradizioni secolari: tutto quello che c’è da sapere sulla magia di Wimbledon.
Sarebbe completamente sbagliato bollare Wimbledon come uno dei tanti tornei di tennis che si giocano durante la stagione. Quello che anima l’All England Club nel bel mezzo dell’estate è, semmai, uno degli eventi sportivi più amati in assoluto. Un appuntamento che tiene incollati allo schermo – o al campo, se si ha la fortuna di presenziarvi in carne e ossa – milioni di spettatori, sempre affascinati dalla solenne atmosfera che si respira a quelle latitudini.

Lo Slam londinese è, in effetti, un evento unico nel suo genere. Questo perché a fare da sfondo alle battaglie tra i tennisti ci sono delle tradizioni capaci di farci fare, ogni anno, un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo. In Church Road il tempo sembra essersi fermato, sebbene resti inteso che anche il Major britannico si è evoluto e che sui prati alle porte di Londra la tecnologia abbia fatto il suo ingresso nei tempi previsti. C’è qualcosa, tuttavia, che sembra parlare un linguaggio ormai in disuso nel resto del mondo, e del resto è proprio questo a fare di Wimbledon lo Slam per eccellenza.
Non è un caso neppure che i tennisti lo amino e che siano impazienti, una volta archiviato il Roland Garros, di volare alla volta di Londra per calcare nuovamente gli splendidi prati dell’All England Club. Non ci vorrà molto perché il loro desiderio si esaudisca: lo Slam britannico avrà inizio il prossimo 30 giugno, mentre l’incoronazione del nuovo re avverrà il 13 luglio prossimo. In attesa che la magia si compia, abbiamo pensato di ripercorrere insieme a voi le 5 tradizioni che rendono Wimbledon unico ed inimitabile.
Total white dal 1877: ecco perché

La prima tradizione è anche quella, bene o male, più conosciuta. Anche i neofiti del tennis sapranno che all’All England Club non si entra in campo se non si è rigorosamente vestiti di bianco dalla testa ai piedi. Questa regola è stata introdotta nel 1877 ed è ancora in uso, nella misura in cui nessuno ha mai osato apportarvi alcuna variazione significativa. Il total white è sinonimo di eleganza e si coniuga perfettamente con la raffinatezza di uno sport come il tennis, ma i britannici si sono mostrati, lo scorso anno, un po’ più aperti all’introduzione graduale di qualche altro colore. A Jannik Sinner, come si ricorderà, fu permesso di portare con sé un borsone di Gucci che non era bianco, a riprova del fatto che, pur mantenendo la tradizione, ci sia voglia, al tempo stesso, d’innovazione.
Vagonate di fragole all’All England Club

Diciamoci la verità: chi non ha mai sognato, almeno una volta nella vita, di poter assistere ad una partita di tennis a Wimbledon anche solo per gustare l’atmosfera magica che si respira all’All England Club? E per assaporare, perché no, la merenda che sin dalla notte dei tempi ha perfettamente incarnato lo spirito dello Slam londinese? Le fragole con la panna stanno a Wimbledon come gli hot dog stanno allo Yankee Stadium di New York, il che sta a significare che non c’è spettatore capace di resistere alla tentazione di rifocillarsi con questo snack, così fresco e chic al tempo stesso. Si stima, pensate un po’, che durante il torneo vengano consumati 30mila chili di fragole e 10mila litri di panna, il che rende perfettamente la misura di quanto sia amato questo rito tutto britannico.
Londra non è come Parigi: il rispetto prima di tutto

Chi ha seguito il Roland Garros saprà bene che l’atteggiamento che ha avuto il pubblico durante la finale tra Alcaraz e Sinner non è stato gradito dal popolo del tennis. Gli spettatori sono stati particolarmente chiassosi e quella confusione non si confà al tennis, dove è richiesto il massimo silenzio perché i giocatori possano concentrarsi e dare spettacolo. L’atmosfera formale e la compostezza sono, da sempre, parte integrante dell’etichetta di Wimbledon, il cui pubblico è noto per il suo comportamento ineccepibile. Non si applaude agli errori del tennista per cui non si fa il tifo e non ci si lascia mai andare ad esultanze esagerate nei momenti concitati. Si supporta il proprio giocatore del cuore, sì, ma sempre rispettando l’avversario e, soprattutto, la sacralità dell’evento.
C’è speranza per tutti all’All England Club

Va da sé che solo i migliori tennisti del circuito possano competere nei quattro Slam che scandiscono la stagione, ma anche in questo Wimbledon è differente. Non tutti lo sanno, ma è tradizione, in Church Road, aprire le porte del Club anche a giocatori meno noti oppure a tennisti che, per via del proprio posizionamento in classifica, non potrebbero teoricamente prendervi parte. Gli organizzatori si riservano ogni anno di invitare chiunque vogliano concedendo delle wild card ai giovani talenti, per dare loro la possibilità di gareggiare su un palcoscenico esclusivo. Anche Andy Murray, lo scorso anno, ne ha ricevuta una, per cui ha potuto giocare sebbene stesse precipitando in classifica.
Anche ai reali piace Wimbledon
Chi segue Wimbledon sa bene che ad ogni edizione, puntualmente, è possibile avvistare in tribuna, in un posto d’onore, i membri della famiglia reale. Anche in questo caso, la loro presenza è legata ad una tradizione secolare. I Windsor si recano all’All England Club sin dal 1907 ed è per questo che, nel campo centrale, è stato riservato loro uno spazio apposito che si chiama Royal Box.