Sinner, all’improvviso il buio: confessione inaspettata

Jannik Sinner, nessuno avrebbe mai e poi immaginato niente del genere: così il numero 1 del mondo ha spiazzato tutti con questa rivelazione.

C’è stato qualcuno che ha addirittura insinuato che tre mesi di sospensione fossero un regalo, più che una punizione. Teoria che Simone Vagnozzi, rimasto per tutto il tempo al fianco del diretto interessato, ha prontamente – e giustamente, aggiungeremmo – smentito. Perché nessuno, a parte loro, può realmente immaginare, tanto meno capire, come davvero si sia sentito il numero 1 del mondo durante questi 100, lunghissimi, giorni.

Sinner
Sinner, all’improvviso il buio: confessione inaspettata (AnsaFoto) – Ilveggente.it

Ma adesso, finalmente, Jannik Sinner ha avuto modo di rivedere la luce. Lo scorso lunedì è tornato a fare ciò che ama di più al mondo, ovvero giocare a tennis, motivo per il quale possiamo asserire, finalmente, che il peggio è ormai passato. Fermo restando, naturalmente, che porterà ancora a lungo le cicatrici derivanti da questa punizione, per lui oltretutto ingiusta, avendo dichiarato sin dal primo istante di essere totalmente estraneo ai fatti e di non essersi dopato volutamente.

Saprà prendere il meglio, ne siamo certi, anche da questa esperienza, per quanto negativa possa essere stata. Sì, perché se c’è una cosa che non si può negare, sul suo conto, è che il numero 1 del mondo è sempre stato bravissimo a fare tesoro di tutti gli eventi e le situazioni che gli sono capitati. Qualunque cosa abbia vissuto sulla sua pelle ha contribuito a fare di lui il campione che oggi. Perfino l’aneddoto, assai curioso, che ha rivelato nelle scorse ore in un’intervista.

Jannik Sinner in cerca di luce: la rivelazione del campione

Prima ancora che Riccardo Piatti lo portasse con sé a Bordighera, Sinner ha mosso i suoi primi passi nel mondo del tennis a Sesto Pusteria, il luogo che gli ha dato i natali.


Lì c’erano due campi e Jannik, così pare, vi si recava abitualmente in compagnia di papà Hanspeter. A quelle latitudini, tuttavia, durante l’inverno fa buio molto presto, per cui l’azzurro ha dovuto fronteggiare, oltre alle temperature di certo poco miti, anche un problema di luminosità. Per poter usufruire della luce in campo, doveva pagare 1 euro ogni 20 minuti di allenamento. Quindi, trascorso questo lasso di tempo, doveva uscire dal campo e rimettere un altro euro nell’apposita “macchinetta”, affinché i lampioni si riaccendessero.

Una storia vera, tenerissima, che ci ricorda un po’ quella dell’incordatrice che comprò ai tempi di Bordighera, con i suoi primi soldi. E che conferma ancora una volta che Sinner si è fatto da sé e che il successo che ha oggi, quello è poco ma sicuro, se l’è sudato e meritato.

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