Sinner, mezz’ora di fuoco: ci è voluto un bel coraggio

Sinner, in quei 30 minuti è successo di tutto: le rivelazioni inaspettate fanno luce su ciò che è realmente accaduto.

Un po’ ce lo aspettavamo. O, comunque, lo temevamo. Ciò nonostante, è stata una doccia gelata. Scoprire che Jannik Sinner avrebbe saltato gli Internazionali di Roma non ha fatto piacere a nessuno. Men che meno a quanti aspettavano, finalmente, di vederlo giocare di persona nella magica cornice del Foro Italico.

Sinner, mezz'ora di fuoco: ci è voluto un bel coraggio
Jannik Sinner (LaPresse) – ilveggente.it

E di certo non ha fatto piacere ad Angelo Binaghi, che cavalcando l’onda dell’entusiasmo per le imprese del giovane altoatesino aveva messo in piedi un’edizione degna del suo status di numero 2 al mondo. Il primo a disperarsi per l’anca dell’azzurro è stato proprio il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, che in un’intervista al Corriere dello Sport ha vuotato il sacco e raccontato, per filo e per segno, cosa sia accaduto nel nefasto giorno dell’annuncio.

Immaginate di essere lui e di veder comparire, sullo screen del vostro telefono, il nome di Sinner. Anche voi, come minimo, avreste tremato. “L’ultima volta che mi aveva chiamato con la stessa insistenza, era per dirmi che non avrebbe partecipato a Tokyo 2020. Quando mi telefona non è mai per festeggiare“, così è iniziato il racconto di Binaghi.

Sinner, la telefonata e poi la delusione. Binaghi: “È stata una coltellata”

Ci aveva visto giusto, il presidente, che nonostante l’insistenza di Jannik ha dovuto attendere mezz’ora, 30 minuti di fuoco, prima di potergli rispondere, perché bloccato in una riunione. “Non avevo il coraggio”, ha aggiunto.

Sinner, mezz'ora di fuoco: ci è voluto un bel coraggio
Jannik Sinner e Angelo Binaghi (LaPresse) – ilveggente.it

È stata una coltellata, a freddo per giunta, perché pensavo che il pericolo fosse ormai scampato e che tutto fosse rientrato”. Che era, poi, quello che avevamo creduto tutti, incluso forse lo stesso Sinner. “Succede – ha continuato, ormai arresosi all’evidenza. cercando di guardare il bicchiere mezzo pieno – Certo questo è il modo più doloroso, ma dobbiamo stare vicino ai nostri giocatori soprattutto nei momenti di difficoltà. Sarebbe troppo bello farlo solo quando si vincono gli Australian Open».

Binaghi si è detto certo, tuttavia, che l’altoatesino abbia preso la decisione giusta per sé e per la sua carriera: “Jannik ha sempre avuto una attenzione maniacale a tutto ciò che circonda il suo tennis. E questo mi tranquillizza. D’altronde, ci ha insegnato lui per primo che dalle difficoltà si deve trovare la forza per ripartire più forti di prima. E lo faremo”. Nella speranza di riuscirci e di smaltire in tempi brevi una delusione che definirla cocente sarebbe un tantino riduttivo…

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