Sinner non riesce a smettere di pensarci: “Dovevo chiuderla prima”

Sinner non riesce ancora a farsene una ragione. Ecco cosa ha detto l’altoatesino in un’intervista dopo la prima gara del Miami Open.

Jannik Sinner è uno stacanovista. L’etica del lavoro gli scorre nelle vene – merito, dice, dell’esempio di mamma e papà – e ogni momento è buono per allenarsi e migliorare. Basti pensare che qualche giorno fa, ad Indian Wells, subito dopo aver messo ko Laslo Djere, era già in campo per provare e riprovare il suo servizio.

Sinner
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Da se stesso pretende il 100% e non gli piace proprio l’idea di risparmiarsi. Il che spiegherebbe come mai sia così severo nei confronti delle sue prestazioni e del suo approccio. A confermarlo, se mai ce ne fosse bisogno, c’è un’altra prova ancora. Una frase che ha detto a Ubitennis a margine della prima vittoria al Miami Open.

Potevamo vincere tutti e due alla fine – ha detto Sinner una volta battuto Emil Ruusuvuori – Io avrei dovuto chiuderla prima e non arrivare a quel punto. Però anche questo aspetto viene determinato dall’allenamento, si parte sempre da lì e di conseguenza devo allenarmi di più e meglio“.

Sinner non si dà pace: la disamina che impressiona

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La gara di qualche giorno fa sembra avergli aperto gli occhi anche su un’altra questione. Qualcosa della quale sicuramente starà parlando con il suo nuovo allenatore, Simone Vagnozzi, nel tentativo di trovare la quadra e di fare sempre meglio.

“Non era un match facile oggi – ha detto l’altoatesino, sempre in riferimento al match giocato contro il finlandese – io poi ero un po’ teso nel primo set. Però certamente potevo usare meglio la battuta, magari con il vento dovevo cambiare anche un po’ le direzioni. Quindi sicuramente devo imparare a servire meglio in queste condizioni con il vento”.

Oggi l’attende l’esame con un altro osso duro, Pablo Carreno Busta. Non sarà una sfida semplice, ma in linea di massima Sinner dà l’impressione di essere fiducioso. Anche perché pare che sulla superficie della Florida si senta più a suo agio. “I campi – ha riferito a Ubitennis – mi piacciono più qua che di là (si riferisce al Tennis Garden, ndr). Poi secondo me anche le palle sono differenti, qui a Miami vanno più veloci anche se poi si aprono un po’ però sicuramente non è come ad Indian Wells”. E speriamo tanto che le sue sensazioni siano buone.

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