Sinner, il monito di fine anno: “Ha troppa fretta”

Sinner partirà oggi alla volta dell’Australia per partecipare all’Atp Cup e allo Slam. Ecco chi e perché ha mosso delle critiche nei suoi confronti. 

Non ci saranno tavole imbandite per celebrare il giorno di Santo Stefano, oggi. Jannik Sinner, a quest’ora, sarà già a bordo di un aereo che lo porterà al capo opposto del mondo. Nella terra dei koala e dei canguri, l’Australia, per disputare la prima competizione di questa nuova stagione.

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Il 2 gennaio sarà nuovamente in campo a battersi per il tricolore nell’ambito dell’Atp Cup- Dopodiché, a partire dal 17 gennaio, prenderà parte al primo Slam del 2022. La pausa dicembrina, per lui che ha partecipato anche alla Coppa Davis, è stata molto breve. Ha ripreso ad allenarsi già l’11 dicembre, motivo per il quale di tempo per riposarsi ne ha avuto davvero poco.

Ma tant’è. A Jannik non interessa divertirsi o rilassarsi. Il suo obiettivo è un altro e non lo acciufferà mai, standosene in panciolle. Cosa che, se per certi versi è positiva, per altri potrebbe non esserlo. Ne è convinto anche il suo allenatore, Riccardo Piatti, che proprio di questo ha parlato nell’intervista rilasciata a SuperTennis.

Sinner corre troppo: lo dice il suo coach

Sinner
©Getty Images

Dalle parole spese sul suo pupillo, s’intuisce chiaramente che Piatti abbia un “debole” per il portento altoatesino. E ne ha ben donde, considerando le soddisfazioni che gli ha già regalato a dispetto della sua giovane età. Ma, a detta di Riccardo, c’è un problema da risolvere e che potrebbe in qualche modo depistarlo.

Sinner, a quanto pare, sarebbe troppo frettoloso. “Abbiamo un programma preciso – spiega il suo allenatore – da qui a Wimbledon. Però bisognerà valutare sempre con attenzione: nel momento in cui dovesse essere stanco, è inutile che giochi. Nel momento in cui per vari motivi dovesse essere confuso, è inutile che vada a giocare”.

Poi, il monito: “Non deve avere fretta di fare tutto quest’anno. Lui, nella sua testa, ha fretta: vuole crescere, vuol salire, vuole imparare, vuole diventare sempre più forte. Però alla fine ha solo 20 anni: deve giocare ancora 15 anni. Anche se perde tre o quattro mesi – ha concluso il saggio Piatto – non cambia niente nella sua carriera”.

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