Super League senza confini, Europa chiama mondo

Super League, il tweet di Chris Williams fornisce ai lettori un interessante spunto di riflessione. Ecco cosa ha scritto il giornalista sulla nuova competizione.

Un tweet, comparso in mezzo ad una marea di cinguettii qualche minuto fa, sembra aver acceso i riflettori su un aspetto, non ancora considerato, della questione che sta tenendo banco nelle ultime ore. Parliamo della Super League, naturalmente, la nuova competizione calcistica nata nel segno delle polemiche e degli aut aut.

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A scrivere questo post è stato il giornalista Chris Williams, dell’Association Internation de la Presse Sportive, che sta seguendo in prima linea le vicende relative all’ascesa della Superlega nel panorama calcistico. Era stato proprio lui, nella serata di ieri, ad annunciare che i pezzi da novanta della Uefa torneranno ad incontrarsi per decidere il da farsi.

Nel tweet pubblicato questa mattina, il cronista fa notare ai lettori che non vi è alcun riferimento diretto, all’interno della denominazione del nuovo torneo, ai confini geografici. A fondarlo sono stati dei club europei, è vero, ma non è da escludersi che la competizione possa allargarsi sempre più. Oppure, “trasferirsi”.

Super League, il Tweet provocatorio di Williams

Sino a valicare, perché no, anche i confini stessi del Vecchio Continente. «Molte persone, incluso me, la chiamano Super League europea – scrive Chris Williams – ma ricordiamoci che in realtà è stata registrata come Super League e che non c’è nessun riferimento geografico». Fatta questa doverosa premessa, il giornalista punta poi dritto al nocciolo della questione.

Fa quindi notare, al popolo di Twitter, che chi l’ha fondata potrebbe benissimo decidere, da un momento all’altro, di spostare quello che non esita a definire un «marchio», se questo permettesse loro di «trarne vantaggio». È chiaro il riferimento del giornalista dell’Association Internation de la Presse Sportive all’aspetto economico, che è centrale in questa nuova competizione.

Quello che intende dire, sostanzialmente, come già in molti hanno sottolineato, è che non sarà la meritocrazia a “dettare” tempi e confini geografici della Superlega. Quanto, piuttosto, il fatturato dei club e l’ampiezza dei bacini d’utenza ad essi riferiti.

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