“Borg McEnroe”, il film stasera in tv su Rai 3

Lo svedese Bjorn Borg e lo statunitense John McEnroe, oggi poco più che sessantenni, sono considerati due degli atleti più forti e vincenti nella storia del tennis. Protagonisti di sfide spettacolari e avvincenti, hanno dominato i massimi livelli del circuito professionistico per lungo tempo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Oltre che per le loro indiscusse e ammirate doti tecniche sono ancora oggi ricordati anche per le loro qualità umane e il loro temperamento.

Ai due famosi tennisti e alla loro rivalità sportiva è dedicato il film del 2017 Borg McEnroe, diretto dal danese Janus Metz Pedersen e in programma stasera su Rai 3. Nella parte di Borg recita l’attore svedese Sverrir Gudnason e in quella di McEnroe l’attore statunitense Shia LaBeouf. Presentato al festival del cinema di Toronto ottenne poi diverse candidature anche in Italia, dove fu particolarmente apprezzato e vinse anche un premio, quello del pubblico al Festival del Cinema di Roma.

La storia di Borg in “Borg McEnroe”

È a Borg che il tennis professionistico deve la straordinaria popolarità che fu in grado di raggiungere in poco tempo negli anni Settanta. Caduta la precedente distinzione tra tornei per professionisti e tornei per amatori, l’istituzione degli Open concentrò maggiori attenzioni mediatiche intorno al tennis. Fu Borg il primo a distinguersi in quell’era, vincendo moltissimi tornei del Grande Slam, a cominciare dal Roland Garros del 1974.

Dal 1978 al 1980 Borg vinse ininterrottamente per tre anni sia il Roland Garros sia il prestigioso torneo di Wimbledon, che aveva tra l’altro già vinto nel ’76 e nel ’77. E in ben tre occasioni riuscì ad aggiudicarsi un titolo del Grande Slam senza nemmeno perdere un set. La sua popolarità raggiunse i massimi livelli e crebbe di pari passo con quella del tennis in generale, in una fase storica oggi ricordata come “l’età d’oro del tennis”.

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Bjorn Borg, a Rotterdam, nel 1979 (foto: Wikimedia Commons, licenza CC0 1.0)

Dopo una prima rivalità con l’americano Jimmy “Jimbo” Connors, con il quale condivideva l’uso del rovescio a due mani, Borg trovò in John McEnroe il suo rivale più eccentrico, forte e famoso, oltre che l’incarnazione perfetta di un modello di tennista diametralmente opposto. Atleta ineccepibile, sempre proiettato verso una preparazione fisica maniacale, Borg era un tipo poco loquace ed estremamente rispettoso delle regole.

Il talento e la sregolatezza di John McEnroe

Nel 1978, all’apice della sua carriera, Borg incontrò nella semifinale dell’Open di Stoccolma un giovane tennista statunitense, allora diciannovenne. Quel ragazzo si era già fatto notare nell’anno precedente a Wimbledon, dove era riuscito ad arrivare in semifinale partendo dalle fasi preliminari di qualificazione. Era John McEnroe.

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John McEnroe, a Rotterdam, nel 1979 (foto: Wikimedia Commons, licenza CC0 1.0)

Su una superficie a lui meno congeniale Borg perse nettamente, per 6-3 6-4, quella semifinale a Stoccolma. McEnroe riuscì poi a battere in finale anche il connazionale Tim Gullikson. Quel titolo a Stoccolma fu uno dei cinque tornei dell’ATP che riuscì ad aggiudicarsi in quella stagione, per il resto dominata da Borg. Ma proprio da quella semifinale a Stoccolma emersero i primi segni di una imminente rivalità, rimasta nella storia del tennis.

Per tre anni consecutivi tra il 1979 e il 1981 McEnroe vinse ininterrottamente il torneo di casa, gli US Open, successo che ripeté una quarta volta nel 1984. Per tre volte vinse anche sull’erba del torneo di Wimbledon, tra il 1981 e il 1984. E nel doppio ottenne successi straordinari, soprattutto con il connazionale Peter Fleming, al punto da essere da molti definito il miglior giocatore di doppio della storia del tennis.

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Bjorn Borg e John McEnroe, a Milano, nel 1981 (foto: Wikimedia Commons, licenza CC0 1.0)

Apprezzato per il suo stile d’attacco sotto rete, per il suo tocco mancino e la sua sensibilità in volée, McEnroe è uno dei tennisti che più di tutti gli altri ha contribuito a riscrivere e definire i fondamenti del serve-and-volley. Al di là degli aspetti tecnici è stato inoltre il primo celebre esempio di tennista sregolato, irascibile e geniale. Una sua celebre espressione, rivolta a un arbitro di sedia che gli aveva chiamato fuori un ace in un incontro a Wimbledon nel 1981, divenne poi il titolo della sua autobiografia: “you cannot be serious!” (“Non puoi dire sul serio, dai!”).

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