Jannik Sinner, colpo di scena last minute qualche ora prima dell’accordo con la Wada: situazione stravolta in un battibaleno.
La notizia della squalifica ha diviso il popolo del tennis. Da una parte c’è chi preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare che il Tas di Losanna avrebbe potuto infliggergli una squalifica molto più pesante. Dall’altra c’è chi pensa, invece, che Sinner sia comunque stato punito ingiustamente e che non meritasse di perdere neanche un solo torneo.

L’Agenzia mondiale antidoping aveva più volte sottolineato che Jannik Sinner rischiava grosso perché sarebbe stato, in questa situazione paradossale di cui non è direttamente responsabile, negligente. Avrebbe dovuto vigilare meglio, sostanzialmente, sull’operato dei membri del suo team, onde evitare che accadesse, per l’appunto, quello di cui siamo, purtroppo, a conoscenza.
Tanti giocatori gli hanno puntato il dito contro per lo stesso motivo, primo fra tutti il tennista australiano Nick Kyrgios. Che è solo uno dei tanti, ad onor del vero, colui il quale attacca il numero 1 del mondo in maniera eclatante, ma non il solo. Altri suoi colleghi si auguravano che la sentenza dell’Itia venisse ribaltata e che la Wada dimostrasse che non è vero, come si insinua, che la giustizia sportiva adotta due pesi e due misure per favorire il tennista più forte del momento.
Sinner, tutto è cambiato all’improvviso: verdetto inaspettato
Fortuna che qualcuno di piuttosto rilevante, nelle ore precedenti all’accordo, si era schierato con Sinner. Si tratta dell’associazione fondata durante la pandemia dall’ex re del ranking, ovvero Novak Djokovic.

La PTPA, Professional tennis players association, si era espressa in merito a Jannik e al caso Clostebol, attraverso il direttore esecutivo Ahmad Nassar, in questi termini: “Il sistema antidoping dovrebbe preoccuparsi di colpire i dopati – ha tuonato, per cominciare – I dopati sono coloro che cercano di migliorare le proprie prestazioni tramite sostanze illegali”.
“E sostanze illegali e le soglie di test per i risultati positivi devono essere strutturate. Questo però non accade. Parliamo per lo più di quantità irrisorie, cose che in realtà non migliorano le prestazioni. Questo è l’inizio dell’ingiustizia per tutti”. “Sinner è coinvolto in una disputa politica/legale tra le due agenzie. E sta ancora aspettando da quasi un anno che ci sia un giudizio definitivo, è stato messo in una situazione ingiusta. L’Itia sostiene di aver seguito il suo processo e le sue regole. La Wada non è d’accordo e sente la necessità di respingere l’Itia. Sfortunatamente, questo non è stato un risultato sorprendente per altre situazioni. Ciò non significa che siamo d’accordo con l’appello della Wada o con la decisione originale dell’Itia”. Neanche la PTPA avrebbe potuto immaginare, forse, l’epilogo al quale abbiamo poi assistito.