Federica Pellegrini tira in ballo Jannik Sinner: “L’atleta è responsabile a prescindere.
Non si parlerà più di prodotti contaminati, ma di fonte contaminata. Una modifica che sembra solo di tipo lessicale ma che, in realtà, sintetizza alla perfezione il nuovo corso della Wada. Nulla sarà più come prima a partire dal 1° gennaio 2027, giorno in cui entreranno ufficialmente in vigore le modifiche apportate al codice antidoping dell’Agenzia.
Non ci saranno più, per intenderci, casi simili a quello che ha coinvolto, suo malgrado, Jannik Sinner. Questo perché, per l’appunto, le modifiche apportate al codice vanno in una direzione ben precisa: quella di essere maggiormente flessibili rispetto al doping involontario e al rinvenimento di quantità infinitesimali di sostanze vietate rinvenute nell’organismo dei giocatori. La Wada ha preso atto, sostanzialmente, come confermano le parole del direttore generale Olivier Niggli, che il problema della contaminazione è reale e che ha assunto anche dimensioni ragguardevoli.
“Oggi esiste un problema di contaminazione – ha detto in merito – Questo non significa che ci siano più casi del genere rispetto al passato, il fatto è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare anche quantità infinitesimali di sostanza. Le quantità sono così piccole che ci si può contaminare facendo cose innocue. La verità è che sentiamo un sacco di storie e capisco l’opinione pubblica che può arrivare a pensare che assumiamo di tutto”.
Doping, l’ha detto chiaro e tondo: “Servono regole precise”
Ci vorranno ancora due anni, prima che tali variazioni vadano effettivamente in porto, ma l’essenziale è sapere che nessuno pagherà più il prezzo che molti atleti hanno pagato, a dispetto della loro innocenza, fino ad oggi.
C’è un’altra novità, ad ogni modo, sull’affaire Sinner e Clostebol. A parlarne è stata Federica Pellegrini, che in un’intervista al quotidiano La Stampa si è espressa in questi termini: “Sono curiosa di capire – queste le sue parole – Sono convinta che lui non abbia volontariamente assunto sostanze dopanti, ma non è il punto. Fino a qui ci hanno sempre detto che l’atleta è responsabile a prescindere. Adesso sembra che ci siano circostanze in cui può non essere così e la faccenda si fa scivolosa“.
Doveroso, poi, il collegamento con una storia che in qualche modo l’ha toccata, quella del suo collega nuotatore Federico Turrini: “Turrini era dall’altra parte del mondo con una grave infezione all’occhio – ha osservato la Divina – Gli hanno prescritto un collirio al cortisone, risultato positivo. Due anni di squalifica, anche se la contaminazione era evidente. Se la visione cambia, ci vogliono regole precise. Il ricorso per Sinner darà indicazioni sulla strada che vogliono prendere”. E chissà che non sia giunto finalmente il momento.