Sinner, non è tutto rose e fiori: ha la testa troppo dura

Sinner, non è tutto oro quel che luccica: dietro le quinte c’è un problema insormontabile di cui Jannik non riesce a venire a capo.

Sono affiatati, complici, mossi dal desiderio comune di rientrare in Europa con una valigia in più. Quella, realizzata da Louis Vuitton, che custodisce il trofeo che andrà al tennista che sarà in grado di giocare meglio e di assicurarsi la vittoria nella magica terra dei canguri.

Sinner, non è tutto rose e fiori: ha la testa troppo dura
Jannik Sinner (LaPresse) – ilveggente.it

Non è solo questo ad unirli, però. Il rapporto che Jannik Sinner ha instaurato con i membri del suo team va ben oltre il tennis e gli obiettivi che la squadra si è prefissata di raggiungere. Il nativo di San Candido, il coach Simone Vagnozzi e il supercoach Darren Cahill, il fisioterapista Giacomo Naldi e il preparatore atletico Umberto Ferrara sono ormai, a tutti gli effetti, una famiglia. Una famiglia degna di questo nome.

Quando l’azzurro è in campo, basta che qualcuno dal suo box gli urli qualcosa perché lui, all’improvviso, rinsavisca. Nel caso di Vagnozzi si tratta quasi sempre di suggerimenti tecnici, mentre a Darren basta un Let’s go Jan! per scuotere il suo pupillo e per caricarlo di nuova energia. Ognuno ha un ruolo ben preciso, dunque. E Sinner ha bisogno, indistintamente, di ognuno di loro. Dell’ottimismo del supercoach australiano, della lucidità dell’allenatore che è subentrato a Riccardo Piatti e delle cure di Naldi e Ferrara. Se anche solo un pezzo di questo meraviglioso puzzle dovesse saltare, Jannik potrebbe non essere più quel campione che sta facendo sognare l’Italia intera ad occhi aperti.

Sinner non ce la fa: c’è un problema di fondo

In questo team il numero 1 del Bel Paese ha trovato, evidentemente, ciò che gli mancava invece in quel di Bordighera. La complicità con i suoi coach, la voglia di fare sul serio ma anche di cazzeggiare di tanto in tanto, tra una partita alla Play e una sfida a burraco.

Sinner, non è tutto rose e fiori: ha la testa troppo dura
Darren Cahill (LaPresse) – ilveggente.it

Dietro le quinte, insomma, Sinner e i suoi se la spassano alla grande e senza che la qualità dell’allenamento o delle prestazioni in campo ne risentano mai. Quanto sia importante tutto ciò lo ha detto chiaramente, nelle scorse ore, proprio Jannik, pronto per affrontare la sua prima semifinale a Melbourne. Senza negare l’esistenza, però, di un piccolo problema all’interno del suo affiatatissimo team.

“Siamo una bellissima squadra, con loro mi sento in splendida compagnia. E Darren mi aiuta soprattutto dal punto di vista mentale, ad affrontare momenti come questi. Anche se non sono ancora riuscito – qui le note dolenti – a fargli capire bene qual è il sugo giusto da mettere sulla pasta“. Una battuta che fa seguito a quella, di qualche giorno fa, con cui aveva punzecchiato Cahill relativamente ai suoi gusti culinari e alla sua scarsa “conoscenza” in materia di primi piatti e formati ammessi nella cucina italiana. Ma tempo al tempo: dopo lo Slam, la squadra potrà sempre concentrarsi sulle buone pratiche ai fornelli.

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