Australian Open, non era mai successo: arrendersi è vietato

Australian Open, quello che è successo la dice lunga sullo Slam che si gioca nella terra dei canguri: è incredibile.

Lo abbiamo sognato, aspettato, desiderato e immaginato talmente tanto che spiace che sia ormai agli sgoccioli. Fortuna che la stagione è appena iniziata e che, una volta calato il sipario sull’Happy Slam, ci saranno in programma talmente tanti di quei tornei da fare indigestione di tennis.

Australian Open, non era mai successo: arrendersi mai
La Rod Laver Arena (LaPresse) – ilveggente.it

Potrebbero non essere intensi ed emozionanti quanto l’Australian Open, però, visto e considerato che questa edizione del Major che si gioca nella terra dei canguri è entrata nella storia per un motivo ben preciso. Per aver battuto un record, cioè, che la dice lunga su quanto le battaglie siano state estenuanti e su quanto il livello di qualità dei match, e dunque degli atleti che popolano il circuito, sia aumentato in maniera esponenziale.

Chi, in questi 10 giorni, si è goduto un po’ le dirette da Melbourne, si sarà sicuramente reso conto del fatto che lo Slam australiano non è mai stato così tanto agguerrito. Agguerrito al punto da essersi trasformato, se così si può dire, in una vera e propria maratona senza esclusione di colpi.

Australian Open Slam delle maratone: mai successo niente del genere

Mai, nella storia degli Australian Open, così tante partite erano terminate al quinto set. Archiviati i primi 4 turni erano già 32 i match finiti al parziale decisivo, e considerando quanto calda sia l’atmosfera al Melbourne Park, è possibile che questo numero non sia ancora definitivo. Che possa addirittura crescere un altro po’.

Australian Open, non era mai successo: arrendersi mai
La Rod Laver Arena (LaPresse) – ilveggente.it

Non si vedeva una cosa del genere dal 1998, dall’edizione che si chiuse, però, a quota 31 partite decise al quinto set. Un record, questo, perfettamente rappresentativo del fatto che, oramai, vi sia un sostanziale equilibrio tra molti tennisti del circuito. Che non ci sia più una differenza abissale, salvo qualche rara e doverosa eccezione, tra gli atleti che conquistano un posto nel main draw. Che anche chi, almeno sulla carta, è destinato a perdere, si batte fino alla fine come un leone. Perché è vietato arrendersi senza aver lottato.

Ma ci fa capire, in un certo senso, anche quanto sia importante il riposo che i tennisti, com’è giusto che sia, si concedono alla fine della stagione. Arrivano a Melbourne carichi a pallettoni, con lo spirito giusto e con l’energia derivante dalla preparazione invernale, ragion per cui è proprio a Melbourne che la maggior parte di essi riesce ad esprimersi al meglio. E a regalare agli spettatori, di conseguenza, uno spettacolo-maratona senza esclusione di colpi.

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