Berrettini, la verità sull’infortunio: sorpresa di fine stagione

Berrettini, finalmente la verità sull’infortunio che lo ha costretto al ritiro nel bel mezzo dello Us Open: ecco come stanno le cose.

Non sapremo mai come sarebbe andata, se il suo piede non si fosse improvvisamente “piegato” nel bel mezzo della partita. Matteo Berrettini era sotto di un set e il suo avversario, Arthur Rinderknech, stava per vincere anche il secondo. Una rimonta da parte del romano, tuttavia, era ancora possibile.

Berrettini, la verità sull'infortunio: sorpresa di fine stagione
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Inutile, in ogni caso, pensare a quello che poteva essere e alla fine non è stato. Meglio pensare al futuro, piuttosto, che anche stavolta è più incerto che mai. Il martello azzurro, che ora è scivolato al 66esimo posto della classifica mondiale, si era limitato a far sapere che l’infortunio alla caviglia non era grave come si era temuto. Si era poi cancellato dal Masters 1000 di Shangai e aveva annunciato il forfait in Coppa Davis, salvo poi lasciare aperto qualche spiraglio per quanto riguarda gli appuntamenti futuri. Nessun riferimento, però, alla diagnosi, i cui dettagli sono stati rivelati alla Gazzetta dello Sport da Luca Pietrogrande, direttore del reparto di Ortopedia dell’Ospedale San Paolo di Milano.

Berrettini, questo hanno evidenziato gli esami strumentali ai quali si è sottoposto dopo il ritiro dallo Slam newyorkese, sta facendo i conti con una lesione parziale del legamento peroneo astragalico anteriore. Secondo il professore Pietrogrande si tratta di un infortunio abbastanza comune, con dei tempi di ripresa ben precisi.

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“Nelle lesioni di 2° grado – ha spiegato al quotidiano sportivo – il trattamento è conservativo: si aspetta che il legamento cicatrizzi, e ci vogliono 2-3 settimane per una prima cicatrice e 40 giorni affinché questa cicatrice arrivi alla tenuta stabile. Bisogna poi considerare la rieducazione al controllo della caviglia”.

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Sono trascorsi 15 giorni circa dall’infortunio, per cui, teoricamente, Berrettini potrebbe tornare in campo tra poco più di 3 settimane. La lesione a quel punto potrebbe essere guarita, mentre un discorso a parte va fatto per la rieducazione al controllo della caviglia. In quel caso, i tempi di recupero ammontano generalmente a 3 mesi circa. Sarà Matteo a decidere se affrettare i tempi e giocare, seppur non al massimo della forma, o se pazientare. Sarebbe capacissimo di rientrare entro 25 giorni, essendo un atleta professionista, ma sarebbe, forse, poco prudente.

Non si esclude, quindi, che a questo punto possa decidere di chiudere la stagione, una stagione sfortunatissima e “povera” in termini di titoli e punti, e di rientrare direttamente in vista dell’Australian Open, così da seguire un percorso di recupero più lungo e completo. Ad oggi, questo è poco ma sicuro, è ancora tutto da vedere.

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