Berrettini, la paura fa cinquanta: tra lampioni e buchi neri

 Berrettini, il secondo ko al primo turno fa ancor più male del precedente: il buco nero e le speranze riposte in Miami.

Il bicchiere non è mezzo vuoto. È, per fortuna, mezzo pieno. Perché non è stato il fisico, stavolta, a fermare la cavalcata di Matteo Berrettini. Il che, considerando quanto spesso sia vittima di infortuni, è già di per sé una splendida notizia. Ma che non ha fatto il paio, purtroppo, con quella vittoria tanto attesa dai suoi sostenitori.

Berrettini, la paura fa cinquanta: tra lampioni e buchi neri
©️LaPresse

L’esordio del romano ad Indian Wells ha seguito lo stesso identico copione del primo turno dell’Australian Open. Il martello capitolino c’era, ha lottato punto per punto, ma non è riuscito a portare a casa né la partita e né l’accesso al turno successivo. Solo che stavolta brucia un po’ di più. Nella terra dei canguri era stato messo ko da un tennista leggendario, ossia Andy Murray; stavolta si è fatto ingannare, invece, da un qualificato che non neanche tra i primi 100 al mondo. Un avversario che, pur essendo abile e disponendo di un repertorio di colpi molto interessante, era perfettamente nelle sue corde. Sì, proprio così: Taro Daniel, rovesciando ogni pronostico, ha rispedito Berrettini a casa a mani vuote.

Ma com’è possibile, si sono chiesti in tanti nelle ultime ore, che Matteo sia uscito ancora una volta al primo turno? Proprio lui che nella maggior parte dei casi riesce ad avanzare indiscriminatamente in ogni torneo e a giocare, addirittura, le fasi finali degli Slam? Può capitare, ma rode che sia successo a così poca distanza da quella delusione, cocentissima, rimediata a Melbourne due mesi fa.

Berrettini: “Non so come ca**arola ho fatto”

A spiegare cosa sia successo è stato proprio il diretto interessato, che nell’intervista post-sconfitta rilasciata a Ubitennis si è lanciato in un’analisi molto lucida.

Berrettini, la paura fa cinquanta: tra lampioni e buchi neri
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Negare l’evidenza sarebbe d’altra parte stato sciocco, dal momento che i numeri parlano chiaro e che il fatto che abbia commesso 50 errori sia già di per sé piuttosto eloquente. Nell’ammettere che il suo rivale abbia “giocato una partita molto buona”, non ha nascosto neanche per un istante che la sua prestazione sia stata caratterizzata da “parecchi alti e bassi”. Con qualche incidente di percorso che ha peggiorato le cose, però, ostacolando la sua performance. Come la pioggia che si era abbattuta nel deserto prima dell’inizio del match, ad esempio, rea di disintegrare le palline e di farle rimbalzare meno del voluto. “È così – ha ammesso Berrettini – ci sono delle partite un po’ stregate, delle cose che succedono quasi sempre nei momenti un po’ complicati”.

“Forse ad inizio terzo set potevo stare un attimo più attaccato alla partita. Lui è stato bravo due, tre volte in risposta, poi io ho sbagliato una roba non so come ca**arola ho fatto, mi sono accecato col lampione, non ho più visto e ho steccato. Dopo tutto questo ho rimesso la testa giù nonostante il tennis non funzionasse tantissimo, ma non è andata”. Fortuna che, quanto meno, è andata meglio che durante la partita con Holger Rune ad Acapulco, quella in cui ha poi alzato bandiera bianca per il dolore alla gamba. “Di infortuni ne ho avuti tanti – ha detto in relazione al torneo messicano – e non saranno questi gli ultimi considerando quanto spingo il mio corpo al limite ogni volta. Comunque avevo fatto una preparazione buona e pensavo di essermi fatto male abbastanza, sono andato in un buco nero e non sono riuscito a giocare”. E speriamo solo, ora, che Miami possa riservargli il riscatto che si merita.

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