Musetti ricomincia da Milano: il cuore è guarito, ma che invidia di Sinner

Un Musetti nuovo di zecca vola alle Next Gen di Milano: ecco con quale spirito il tennista 19enne ha deciso di ricominciare da zero.

Non è stata una stagione facile, per Lorenzo Musetti. A 19 anni soltanto, il numero 67 del ranking si è trovato a dover fare i conti con un ottovolante di emozioni. Perché tra il successo al Roland Garros e l’ottima prestazione all’Open Usa, c’è stato molto altro ancora di mezzo.

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Un cuore infranto, tanto per cominciare. Che a quell’età, si sa, fa sempre un po’ più male. Ma anche un crollo psicologico legato a cinque uscite al primo turno che non poco hanno pesato sull’autostima e sulle aspettative per il futuro. Ormai, però, è acqua passata. Per lui all’orizzonte c’è il Next Gen di Milano.

Ci arriverà con lo spirito giusto, il “piccolo” Lorenzo. Col cuore ormai guarito e con qualche consapevolezza in più. Una delle quali, indirettamente, la deve al suo idolo, Novak Djokovic. “All’Open Usa era bloccato – ha detto di lui al Corriere della sera – si vedeva che non riusciva a esprimersi, mi ha colpito il suo pianto dopo la sconfitta con Medvedev in finale. Sapere che anche lui ha dei limiti, fa stare bene anche noi un po’ più umani…”

Musetti, dopo il torneo Next Gen la Coppa Davis

Musetti
Jannik Sinner ©️Getty Images

Quello che l’ha portato a ritrovare se stesso è stato un cammino lungo e tortuoso. Ha dovuto lavorare molto, perché accadesse, tant’è che ammette “Sono dovuto maturare, e di me ho scoperto cose che non conoscevo”. Grazie, ammette, al lavoro psicologico che sta facendo su di sé con l’ausilio di un professionista messo a disposizione dalla Fit.

E, perché no, alle buone notizie ricevute nell’ultimo periodo. Come la convocazione in Coppa Davis, ad esempio, prevista a Torino per fine novembre. “Sono felice e orgoglioso di far parte di una squadra giovane e forte – dice – che può puntare alla coppa. Panchina o campo, darò il mio contributo”.

Ma vuole fare sempre meglio, Lorenzo Musetti. Eguagliare il successo del collega Jannik Sinner, magari, per il quale sembra nutrire sincera ammirazione. E un po’ di sana invidia, come ammette egli stesso, ma solo nei confronti della sua “costanza di rendimento, io sono ancora troppo altalenante”.

 

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