Tokyo 2020, c’è un “segreto” comune dietro gli ori di Jacobs e Busà

Tokyo 2020, Luigi Busà e Marcell Jacobs hanno qualcosa di molto importante in comune. Ecco cosa si cela dietro le loro medaglie.

Uno eccelle nel karate. L’altro, nell’atletica. Eppure, Luigi Busà e Marcell Jacobs hanno raggiunto il medesimo traguardo: entrambi, infatti, in queste Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno conquistato l’ambitissima medaglia d’oro. Sono stati, ovviamente, i migliori nelle rispettive discipline.

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Non condividono solo questo, però, il velocista e il campione del kumite. Dietro il loro successo e quelle vittorie che hanno fatto sognare l’Italia si cela un segreto comune. Un “ingrediente” che ha permesso loro di tirare fuori il meglio e di rendersi protagonisti di due prestazioni praticamente impeccabili.

Il segreto cui alludiamo ha un nome e un cognome. Si tratta di una lei e il suo nome è Nicoletta Romanazzi. No, non c’è alcun triangolo in ballo, giammai. Questa donna straordinaria, semplicemente, è la mental coach di Marcell Jacobs e di Luigi Busà. E non è scorretto affermare che il merito di questi due ori sia in parte anche suo.

Tokyo 2020, una mental coach che vale oro

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Lei lo sapeva bene che i suoi “studenti” avevano tutte le carte in regola per raggiungere vette tanto alte. Per quanto fosse consapevole del loro talento, la sorpresa è comunque stata grande. Tant’è che quando la Gazzetta dello sport le chiede se si aspettasse un altro oro, dopo quello di Busà, lei ha risposto così: “Lui e i ragazzi della staffetta hanno fatto qualcosa di unico. Ancora non ci credo, meraviglioso”.

Tutti quindi si chiedono, ora, quale sia il segreto della mental coach Nicoletta Romanazzi. Non ce n’è uno, per la verità, ce ne sono tanti. Preparare un atleta a mantenere il suo equilibrio emotivo, in vista delle Olimpiadi, non è certo un gioco. Anzi, è un lavoro durissimo.

E non deve essere stato facile, per i due atleti, fare a meno di lei a Tokyo, sebbene abbiano avuto modo di contattarla telefonicamente. “Mi dispiace non essergli stata accanto – ha riferito alla Gazzetta – quello sì, ma solo perché lavorare da qui è stato più complicato tra fuso orario, telefono che non prende, Whatsapp che cade… Ma alla fine che mi importa? Guardate dove sono arrivati i miei atleti…”.

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