Miriam Sylla, avreste mai detto che in passato odiava la pallavolo?

Miriam Sylla, chi è la pallavolista originaria di Palermo che in Giappone ha lasciato tutti senza fiato per la sua bravura. 

Vola, Miriam Sylla, ogni volta che salta per schiacciare la palla con tutta la forza di cui è capace. E non poteva che essere lei, secondo il “ragionamento” di SportWeek, l’atleta da associare all’elemento dell’aria. C’è anche la stella dell’Imoco Conegliano, tra le 4 sportive italiane cui l’inserto ha deciso di dedicare l’ultimo numero in edicola.

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Una pantera, in campo come nella vita, che ha già collezionato un gran numero di successi nel corso della sua brillantissima carriera. Miriam si è distinta talmente tanto, nello sport cui si dedica ogni giorno anima e corpo, da essere eletta, nel 2018, la migliore schiacciatrice dei mondiali del Giappone.

Ed è anche merito suo se, l’anno successivo, le azzurre del volley hanno conquistato una più che meritata medaglia di bronzo agli Europei. Ha stoffa da vendere, la fortissima Sylla. Talmente tanta da essere come Re Mida, se vogliamo. Con la sola differenza che quel che tocca lei non diventa oro, ma si tramuta automaticamente in un punto per la squadra.

Miriam Sylla, l’aspirante ballerina divenuta schiacciatrice

Il suo palmares pullula, nel vero senso della parola, di traguardi e vittorie. L’amore per la pallavolo è nato lì dove è cresciuta, ossia a Valgreghentino, in Lombardia. Sebbene fosse nata a Palermo, è nel profondo Nord che ha avuto modo di allenarsi e di diventare la stella del volley che è oggi.

Non ha sempre voluto fare questo però, Miriam Sylla. Tutt’altro. Tempo fa, in un’intervista, ha raccontato che da piccola detestava la pallavolo. Avrebbe voluto fare danza classica. Eppure, senza troppa convinzione, si lanciò in questa avventura. I suoi coach la notarono, si resero conto del suo immenso potenziale e la persuasero a continuare su quella strada.

Lei si convinse. Per fortuna. E diciamo per fortuna perché, se così non fosse stato, oggi la pallavolo femminile avrebbe una stella in meno. Mai avrebbe immaginato, probabilmente, che quel pallone colorato potesse fruttarle così tante medaglie. E neanche, forse, che un giorno in Giappone avrebbe incantato tutti con la sua superschiacciata da primato.

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