La partita del giorno: Real Sociedad-Valencia

Delle quattro, cinque squadre che a un certo punto della stagione si erano ritrovate in posizione buona per ambire a una qualificazione per i preliminari di Champions, la Real Sociedad sembrava la meno probabile a farcela (insieme al Rayo Vallecano). Anche perché veniva da un inizio di stagione da retrocessione, con sei sconfitte nelle prime dieci giornate. Oggi, a sei giornate dalla fine della Liga, ha molte possibilità di farcela ed è anche la squadra obiettivamente più bella da vedere. Poi magari non ce la fa – perché il Valencia è più forte – ma la stagione della Real Sociedad resta una bella storia spagnola del 2013. La raccontiamo brevemente e poi passiamo alla partita più importante di domenica 28 aprile, Real Sociedad-Valencia, che che fanno anche in tv: se la Real Sociedad vince, va a +5 e allora il discorso Champions si fa abbastanza serio.

La storia recente della Real Sociedad parte dal 2002-03: in quella stagione dominarono il campionato schierando Xabi Alonso a centrocampo e Kahveci e Kovacevic in attacco, che segnarono 43 gol in due. Erano in testa ma a quattro giornate dalla fine il Real Madrid di Zidane e Ronaldo (e Figo e Roberto Carlos e Raul eccetera eccetera) passò in testa e la Real Sociedad perse il campionato: prima mazzata. Poi arrivò la grave crisi societaria del 2005, che l’allora presidente Miguel Fuentes non riuscì ad arginare. E nel 2006-07 arrivò la retrocessione: seconda mazzata. La crisi continuò anche in seconda divisione, e dopo due anni la società fu messa in amministrazione controllata: terza mazzata.

Un po’ come il Borussia Dortmund di Klopp – di cui molto si parla in questi giorni – anche la Real Sociedad approfittò del peggiore momento della sua storia per intraprendere una strada senza ritorno: mandare tutto in vacca o svoltare, ma con calma e fiducia. Quindi spazio-ai-giovani e squadra rifondata, che è comunque un fatto molto meno clamoroso per una società basca, già abituata a fare tutto in casa (per dire: Xabi Alonso era figlio di Periko Alonso, altra storica presenza della Real Sociedad). Il buon esempio di questa pratica oggi è incarnato dal centrocampista Xabi Prieto, classe ’83, ex ragazzino del vivaio nato e cresciuto nella Real Sociedad: quando la società sprofondò (nella crisi e nella seconda divisione), lui firmò un rinnovo decennale e oggi è lì a giocarsi un posto in Champions, leader di una squadra di ragazzini la cui età media è di 23 anni.

L’allenatore francese Philippe Montainer – ex Boulogne e Valenciennes – è lì da giugno 2011, arrivò al termine della stagione del ritorno della Real Sociedad in prima divisione (non era andata benissimo, avevano chiuso giusto due punti sopra la retrocessione). Oggi lo rivogliono tutti indietro, lì in Francia, perché dopo un anno di rodaggio e un avvio di stagione un po’ a rilento, la Real Sociedad è una delle squadre con il miglior rapporto qualità/tetto ingaggi, che coi tempi che corrono è una delle cose a cui guardano di più anche le grandi società. La Real Sociedad ha i giocatori migliori a centrocampo e porta sempre moltissimi uomini in attacco, sbilanciandosi senza paura anche contro avversari molto più forti. A sinistra – ma poi va un po’ dove gli pare – c’è il ventiduenne francese Antoine Griezmann, arrivato che aveva 15 anni, e oggi uno degli esterni più ricercati d’Europa (lo vogliono Barcellona, Tottenham e Arsenal): molto veloce, salta l’uomo e ha un gran mancino. Il più costante per rendimento, oltre all’esperto Xabi Prieto, è Illarramendi, ventitré anni: ottimo interditore e buon piede. In difesa c’è un Martinez terzino (Carlos) e un Martinez centrale (Iñigo) che non sbagliano una partita. Davanti c’è un messicano di cui si parlò molto, forse troppo presto: Carlos Vela. Lo acquistò l’Arsenal nel 2005, nell’anno in cui vinse con il Messico i mondiali Under-17. Fece tre stagioni in prestito e due coi gunners: molte presenze, pochi gol. E nel 2011 lo prese proprio la Real Sociedad, puntando sul riscatto (che ci ha messo un po’ ad arrivare ma alla fine è arrivato: quest’anno 13 gol e 8 assist). Morale: la Real Sociedad non perde da 14 partite, è quarta in classifica con 55 punti, due punti di vantaggio sul Valencia, che arriverà domenica sera a San Sebastián per una partita che vale la Champions.

Purtroppo la Real Sociedad ci arriva senza Griezmann, che nel brutto (e imprevisto) 0-0 della settimana scorsa contro l’Osasuna ci ha rimediato un giallo ed era diffidato. Al suo posto giocherà Gonzalo Castro, che scarso non è ma non è Griezmann. Però rientra Illarramendi, che dovrebbe garantire più solidità al reparto. Il Valencia il suo primo spareggio l’ha giocato la settimana scorsa e lo ha stravinto: ha annientato il Malaga 5-1, lasciandolo a quota 50 punti e forse definitivamente fuori dai giochi. Peraltro i primi quattro gol sono arrivati tutti nel primo tempo e tutti in sei minuti, una roba che negli highlights non c’era neppure bisogno di tagli. Anche per il Valencia potrebbe esserci un assente importante, perché Canales s’è fatto male proprio contro il Malaga: non starà via molto ma questa forse la perde.

È un pronostico difficile. La qualità dei singoli e l’esperienza dei giocatori dice che il Valencia può vincere questa partita, salire al quarto posto e salutare tutti (perché poi avrà un calendario più facile, mentre alla Real Sociedad tocca il Deportivo fuori casa all’ultima, che se non sarà già salvo saranno dolori). Ma all'”Anoeta” la Real Sociedad in questa stagione ne ha perse soltanto due, e domenica sera sarà la partita più importante degli ultimi dieci anni, in uno stadio e con un tifo del tipo ora o mai più. Insomma mica facile, per il Valencia. Forse l’unico pronostico in cui ci si può sbilanciare con più fiducia è l’OVER, quotato 1.80 su Eurobet (sono due squadre che ultimamente stanno segnando molto), malgrado la posta in palio e la paura che avranno di perdere. Proprio over, manco gol, perché se il Valencia va in bambola e becca la giornata storta c’è il rischio che non riesca a farne neppure uno. E invece c’è sempre la possibilità che ne prenda più di uno dopo il primo, dato che potrebbe sbilanciarsi e lasciare spazio al contropiede (una situazione di gioco che soffre parecchio).

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