Matteo Berrettini, non è solo una questione di cervello: così il tennista romano ha deciso di prendere a pallate l’intelligenza artificiale.
Le statistiche parlano chiaro: nei Masters 1000 su terra, Matteo Berrettini non ha mai fatto bene tanto quanto in quelli che ha disputato sull’erba o sul cemento. Il che non significa, si badi bene, che sulle superfici rosse non giochi bene, anzi. Il romano nasce proprio come terraiolo e, in linea di massima, il mattone tritato gli ha regalato un bel po’ di soddisfazioni.

Non quante gliene hanno regalato i prati dell’Inghilterra, magari, ma non si può certo dire che i campi in terra battuta mal si sposino con il suo stile di gioco, ecco. Lui lo sa ed è per questo che, qualche settimana fa, aveva rilasciato delle dichiarazioni ben precise alla stampa: “Se devo dirla tutta – erano state esattamente queste le sue parole – sto aspettando di godermi la stagione sulla terra, perché è da troppo tempo che non riesco a completarne una”.
La voglia di vincere, però, potrebbe non essere sufficiente. Non stavolta. E lo dimostra il fatto che l’intelligenza artificiale, interpellata in merito alle previsioni sul rendimento di Berrettini al Masters 1000 di Montecarlo, non abbia speso buone parole per il martello romano. Secondo Chatgpt, addirittura, le possibilità che il finalista di Wimbledon 2021 trionfi nel Principato sono irrisorie: tra il 5 e il 10% appena.
Berrettini, il cervello ha sempre ragione… o forse no
Le motivazioni addotte dall’AI per giustificare un così disastroso pronostico e le dichiarazioni di Berrettini, illustrate pocanzi, sono praticamente agli antipodi.

Se Matteo muore dalla voglia di dimostrare di poter essere competitivo anche nei palcoscenici di colore rosso, Chatgpt ritiene che la lentezza della terra battuta di Montecarlo penalizzi il suo rendimento. Si ripercuoterebbe, dice, sul servizio in particolar modo, al punto da renderlo molto meno incisivo di quanto non sia sul cemento e sull’erba. Ma non solo. Ritiene inappropriato, perché non troppo veloce, anche il suo rovescio in slice, facilmente intercettabile, per una questione di “tempistiche”, dai suoi avversari.
L’ “arringa” dell’AI tira in ballo, ancora, il fatto che la lentezza dei campi del Country Club generi, molto spesso, scambi lunghi, “che non sono l’ideale – dice – per il suo gioco aggressivo e diretto”. C’è un fattore, però, che, sbagliando, l’intelligenza artificiale non tiene in considerazione: il cuore. Magari è vero che il Masters 1000 di Montecarlo, non è almeno sulla carta, il torneo ideale per lui. E che è remota l’ipotesi che possa vincere proprio qui, in Costa Azzurra. Ma chi lo dice che il cuore, a volte, non possa bastare?