Cosa aspettarsi dalle squadre italiane in Champions League?

Dopo il sorteggio delle avversarie nella fase a gironi, le prospettive di Juventus, Napoli e Roma – le squadre italiane che partecipano a questa edizione della Champions League – sono diventate più chiare. Moltissimo dipenderà, come al solito, dalla condizione atletica dei giocatori nel corso di tutta la stagione, ma è già possibile provare a farsi un’idea in base alla valutazione delle rose attuali, degli scenari possibili e delle possibili evoluzioni nel gioco praticato dagli allenatori.

I gruppi della Champions League 2017-2018
I gruppi della Champions League 2017-2018 (in grassetto le squadre italiane)

Benché non manchino alcune eccezioni nella lunga storia di questa competizione, tra analisti e addetti ai lavori si sta progressivamente rafforzando l’impressione che per vincere la Champions League poter contare su una rosa di giocatori di grande qualità sia un prerequisito necessario ma non sufficiente. La storica vittoria del Real Madrid nelle due più recenti edizioni consecutive (2015-2016 e 2016-2017) e il grande – e in parte inatteso – successo di Zinedine Zidane da allenatore hanno mostrato quanto sia importante la gestione della squadra sul piano atletico e psicologico prima ancora che su quello tattico. Mai come nella passata stagione Cristiano Ronaldo è arrivato tanto in forma alle fasi finali del torneo, dopo un inizio rallentato prima da un infortunio al ginocchio e poi dal sapiente turnover di Zidane, che poteva contare su una squadra di riserve all’altezza dei titolari.

Considerando tutti questi aspetti, e considerando soprattutto l’esperienza recente che è riuscita ad accumulare in questa competizione, la Juventus si presenta anche quest’anno come la squadra italiana teoricamente più attrezzata per superare la fase a gironi e arrivare alle fasi finali. Trattandosi di una squadra testa di serie, il sorteggio le ha permesso di finire in un gruppo con un’altra sola squadra molto forte, il Barcellona, e due squadre relativamente abbordabili, l’Olympiakos e lo Sporting Clube de Portugal. Sarà quindi la terza volta in quattro anni che la Juventus affronta il Barcellona, dopo la sconfitta nella finale di tre edizioni fa e la vittoria ai quarti di finale dell’edizione scorsa. Stavolta si contenderanno il primo posto nel gruppo D, e per questa ragione alla Juventus potrebbe tornare utilissimo ottenere almeno un pareggio nella prima partita, in programma proprio al “Camp Nou” contro il Barcellona martedì 12 settembre, sebbene i pronostici sulle scommesse di calcio di 888sport per quella partita diano il Barcellona favorito.

Durante la sessione di mercato estiva la squadra allenata per la quarta stagione consecutiva da Massimiliano Allegri ha ceduto uno dei suoi giocatori più forti e apprezzati in Europa, il difensore Leonardo Bonucci, passato al Milan, e ha anche perso il terzino Dani Alves, passato al Paris Saint-Germain. E di conseguenza le maggiori perplessità intorno alle prospettive future della Juventus riguardano principalmente la difesa, il reparto che più si è indebolito: Giorgio Chiellini (33 anni) e Andrea Barzagli (36 anni) hanno grandi qualità ma meno prospettive di prestazioni ancora ad alti livelli nei prossimi anni. Inoltre il difensore Mattia De Sciglio, arrivato dal Milan per 12 milioni di euro, è abbastanza giovane ma ha deluso le aspettative nelle ultime due stagioni. Anche a centrocampo manca l’abbondanza tipica di altri grandi club d’Europa: la fragilità fisica di Claudio Marchisio e Sami Khedira ha indotto la società a rinforzare il reparto con l’acquisto del nazionale francese Blaise Matuidi, che potrebbe tuttavia non bastare per competere ad altissimi livelli. Il punto di forza della Juventus è certamente l’attacco: a Mandzukic, Cuadrado, Higuain e Dybala – che ha peraltro iniziato la stagione con prestazioni eccellenti – si sono aggiunti Federico Bernardeschi e Douglas Costa.

Delle tre squadre italiane che partecipano alla Champions League il Napoli è con ogni probabilità quella che ha maggiormente migliorato la propria reputazione nel calcio internazionale non tanto per i risultati ottenuti quanto per il gioco espresso in campo, da molti osservatori attribuito in larga parte a Maurizio Sarri, uno tra gli allenatori italiani più apprezzati al mondo. Il Napoli è capitato in un gruppo relativamente semplice: Shakhtar Donetsk e Feyenoord sono squadre ampiamente alla portata. Quasi certamente il primo posto sarà conteso al Napoli dal Manchester City, e considerando il tipo di gioco d’attacco praticato da entrambi gli allenatori, Sarri e Guardiola, dalle due partite tra Napoli e Manchester City c’è da aspettarsi gol e occasioni.

La formazione del Napoli non è cambiata molto rispetto allo scorso anno, e non è affatto detto che questo sia un limite: i calciatori si trovano “a memoria” e il loro gioco è stabilmente molto fluido, efficace e bello da vedere. C’è solo da sistemare alcune sistematiche distrazioni difensive che soprattutto in Champions League tendono a generare risultati molto negativi nel breve termine, come per esempio è successo proprio al Napoli contro il Real Madrid negli ottavi di finale della passata edizione (3-1 per il Real sia a Madrid che a Napoli). L’altra grande incertezza riguarda la capacità di Maurizio Sarri di gestire le forze dei giocatori nel corso di tutta la stagione: la sua scarsa inclinazione al turnover è stata da alcuni percepita come il principale limite del Napoli nel corso delle due stagioni scorse.

Ora come ora, la squadra italiana messa peggio in Champions League è la Roma, che è capitata in un gruppo obiettivamente molto difficile – con Atletico Madrid, Chelsea e Qarabağ – e che appare indebolita rispetto all’anno passato. Ha quantomeno il vantaggio di giocare la prima partita in casa, contro l’Atletico Madrid, e la seconda in trasferta contro la squadra più debole del gruppo, il Qarabag. Se la Roma dovesse riuscire nella difficile ma non impossibile impresa di ottenere sei punti nelle prime due partite, diventerebbero certamente più concrete quelle possibilità di passaggio della fase a gironi che al momento – per via della maggiore esperienza di Atletico Madrid e Chelsea – sembrano abbastanza limitate.

La scelta di sostituire Luciano Spalletti con Eusebio Di Francesco, un giovane allenatore con affascinanti idee tattiche ma privo di esperienza ad alti livelli in Europa, è una scelta molto apprezzabile ma pur sempre rischiosa. Inoltre le cessioni del portiere Wojciech Szczesny, del difensore Antonio Rudiger, del centrocampista Leandro Paredes e soprattutto dell’attaccante egiziano Mohamed Salah hanno lasciato scoperte zone del campo fondamentali e molto difficili da “coprire” senza peggiorare il livello di qualità generale della rosa. Il direttore sportivo Monchi ha compiuto molte operazioni di mercato in entrata – ultima quella di Patrik Schick, l’acquisto più caro nella storia del club – e ha fornito a Di Francesco due calciatori per ogni ruolo, ma la sensazione prevalente è che la formazione titolare di questa nuova stagione sia meno forte rispetto a quella dell’anno passato.

 

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