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Attualità

Come Sinner e Berrettini nessuno mai: lo dice la stampa estera

Sinner e Berrettini, la loro reputazione ormai li precede in ogni dove: sono tutti pazzi dei due campioni azzurri.

Non potrebbero essere più diversi di così, Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Giocano lo stesso sport ma è come se giocassero, in realtà, due tennis che sono lontani anni luce l’uno dall’altro. Eppure, alla fine della giostra, chi in un modo, chi nell’altro, hanno raggiunto il medesimo risultato.

©️LaPresse

Sia il romano che l’altoatesino si sono fermati ai quarti di finale dello Us Open. Il primo, decisamente sotto tono, per mano di Casper Ruud; il secondo al termine di un match pirotecnico, degno di una finale, durato oltre 5 ore, contro il suo più acerrimo rivale, il fenomeno Carlos Alcaraz.

Potevano andare ancor più lontano, certo. Ne hanno i mezzi e le potenzialità. Ma anche così, anche se la semifinale è sfumata per entrambi, il mondo ce li invidia ugualmente, questi tennisti tutti d’un pezzo che riescono a portare a casa risultati eccellenti anche quando non sono in formissima, come appunto Berrettini.

Sinner e Berrettini, s’inchina anche l’Argentina

©️LaPresse

A dirlo è La Nacion, il quotidiano argentino che ha dedicato una pagina alla grandiosità del tennis made in Italy. Il plauso della stampa estera è andato sia agli azzurri che alle azzurre, ma è su Sinner e Berrettini che, per forza di cose, la redazione ha ben pensato di soffermarsi un po’ più a lungo.

Riconoscendo sì il giusto tributo a degli atleti che stanno portando alto il nome dell’Italia in tutto il mondo, ma tessendo le lodi, al tempo stesso, della Federazione Italiana Tennis che è guidata, dal 2001, da Angelo Binaghi. “Al momento – scrive La Nacion, riferendosi ovviamente ai maestosi risultati riportati negli ultimi tempi dai giocatori del bel Paese probabilmente non c’è paese come l’Italia”.

“Non è casuale – si legge ancora nell’articolo – Non c’è improvvisazione o fortuna del destino. Dietro al successo c’è una ricerca elaborata, una strategia ambiziosa, progettata dal presidente della Fit dal 2001, Angelo Binaghi, e da un pugno di ex giocatori ed esperti allenatori che hanno promosso il lavoro sfruttando ogni regione, tra cui un argentino, Eduardo Infantino (ex allenatore di Juan Martín del Potro e David Nalbandian, tra gli altri) nel ruolo di direttore generale dei diversi centri di formazione. Mettere in ordine i conti, generare un forte legame tra gli allenatori privati ​​e la federazione, avere una competizione costante nelle diverse categorie e creare un canale televisivo per diffondere lo sport sono stati alcuni dei motivi che hanno portato il tennis azzurro dove è oggi“.

Questo contenuto è stato modificato 8 Settembre 2022 12:18

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