Wimbledon, Rublev e altri tennisti russi sono in contatto coi britannici per individuare un’alternativa. Non una parola, invece, da Medvedev.
Andrey Rublev non ha voluto sciupare il momento della premiazione. Era appena riuscito a soffiare a Novak Djokovic il titolo di casa, lasciandolo a 0 nel terzo parziale, e non se la sentiva proprio di rovinare la cerimonia. Si è fatto consegnare la sua bella coppa, ma senza dire nulla sull’affaire Wimbledon.
Lo ha fatto però dopo, raccontando di essersi già mosso affinché i britannici rivedano la loro decisione e trovino una soluzione. A differenza di Daniil Medvedev, fermo ai box, dal quale non sono ancora giunte dichiarazioni ufficiali. Ed è un silenzio, il suo, assolutamente inaspettato.
Quando Rublev, dopo aver vinto a Belgrado, è intervenuto sulla questione relativa alla sua esclusione e a quella dei suoi connazionali dallo Slam, ha parlato di una call che potrebbe aver aperto uno spiraglio per una possibile trattativa.
“Io e alcuni altri tennisti – ha detto il russo, come fa sapere la Gazzetta dello Sport – abbiamo avuto una call con Wimbledon per parlare della situazione e cercare di trovare una soluzione. Se devo essere sincero, le ragioni che hanno portato alla nostra esclusione non hanno senso e non c’è una logica in quello che hanno proposto. Avrei potuto capire se escludere i giocatori russi e bielorussi avesse un qualche impatto, ma non servirà a niente e non cambierà niente“.
“Quello che abbiamo proposto a Wimbledon – ha spiegato, entrando nel merito – e spero che ci riflettano su, è di lasciarci almeno la possibilità di scegliere se giocare o meno. Se ci fosse una dichiarazione da firmare che ci costringesse a donare tutto il montepremi agli aiuti umanitari: sarebbe circa un milione. In questo modo loro si prenderebbero tutta la gloria e il rispetto”.
Anche i vertici di Atp e Wta, nel frattempo, stanno cercando un punto d’incontro. L’ipotesi sul tavolo è quella di congelare i punti in palio nello Slam in maniera tale che i tennisti esclusi non siano penalizzati da quest’assenza forzata. Di proposte in ballo ce ne sono però altre e la speranza dei circuiti è che, alla fine, ai giocatori attualmente banditi possa essere permesso di giocare indipendentemente dalla loro nazionalità.
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