Berrettini ha rischiato grosso: chi è la persona che lo ha “salvato”

Berrettini, c’è qualcosa del suo passato che forse non sai. Ecco di cosa si tratta e chi è la persona alla quale deve tutto. 

Chi segue Matteo Berrettini sa bene quanto il tennista romano sia legato a Jacopo, suo fratello minore. I due sono molto uniti e non perdono occasione, quando gli impegni sportivi lo consentono, di trascorrere del tempo insieme. Ma c’è qualcosa, sul loro conto, che forse non sapete.

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Matteo, classe ’96, non ha sempre voluto fare il tennista. Lo sport lo ha appassionato sin dalla più tenera età, ma in alcuni momenti della sua vita ha manifestato un interesse maggiore per altre discipline. Tant’è che, fino ad un certo punto, si divideva tra il judo e la pallacanestro. All’improvviso, però, qualcosa è cambiato.

Sebbene di solito siano i fratelli minori a trarre ispirazione da quelli più grandi, nel loro caso è successo il contrario. Quando Jacopo, di due anni più piccolo, ha iniziato a giocare a tennis, Matteo ha deciso di seguire le sue orme. Ma la cosa più incredibile è che, in un primo momento, era convinto di non essere portato per quello sport.

Il segreto dei fratelli Berrettini

Berrettini
I fratelli Berrettini (Instagram)

Come riferisce la Gazzetta dello Sport, se oggi l’Italia può vantare un campione del suo calibro è solo grazie a Jacopo. Fu lui ad accorgersi che il fratello aveva la stoffa del campione e che i suoi colpi, tanto potenti, non erano “comuni”.

C’aveva visto giusto, Berrettini junior. Ed è stato sempre lui a convincerlo a non mollare, quando Matteo comunicò la sua volontà di appendere la racchetta al chiodo per tentare altre strade. Come ci riuscì? Semplice, “ricattandolo“. Gli disse che avrebbe smesso a sua volta, nel caso in cui avesse deciso di cambiare sport.

In quel momento è nato Matteo Berrettini, colui che, qualche tempo dopo, arriverà addirittura in finale a Wimbledon. Un top player che non sapeva di esserlo. Un martello poco consapevole, ma fortissimo, che tante soddisfazioni sta regalando al Bel Paese. Fortuna che c’era Jacopo.

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