Sinisa Mihajlovic, cinquantunenne allenatore del Bologna e popolare ex calciatore di Serie A, è da poco tornato a guidare la sua squadra dopo un periodo di isolamento. Nel mese scorso la sua positività al coronavirus aveva generato una certa apprensione e avviato un esteso dibattito, in qualche caso fuori fuoco, sui giornali sportivi e sui social network.
Risultato negativo a due tamponi in 48 ore Mihajlovic ha ora raggiunto la squadra al centro tecnico a Casteldebole. In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport ha parlato del suo caso di positività al coronavirus, asintomatica, e della precedente leucemia, a lui diagnosticata nell’estate del 2019.
Dopo tre ricoveri, tre cicli di chemioterapia e un trapianto di midollo osseo, ta luglio 2019 e gennaio 2020, Mihajlovic è tornato in buona salute e in ottima forma, come da lui chiarito nel corso dell’intervista.
“Delle mie condizioni parlano in molti, ma le conoscono in pochi. Non posso pretendere che siano tutti professori di ematologia, esperti in trapianti o altro. Ma almeno dai media, che hanno il compito di informare e di limitare la diffusione di fake news, mi aspetterei un po’ più di conoscenza della materia. Io in questo momento, parlo di prima e dopo la positività al Covid, sto benissimo. I miei esami sono perfetti. Non mi sono state imposte precauzioni diverse da quelle che deve tenere una persona normale. Mi sento in piena forma e ho ripreso a fare quello che facevo prima: corro dieci chilometri al giorno, mi alleno, faccio pesi. Vivo normalmente”.
Mihajlovic, la risposta alle critiche e agli ‘haters’
Nell’intervista alla Gazzetta Mihajlovic ha fatto riferimento ad alcune polemiche emerse sui social network dopo la notizia della sua positività al coronavirus. In molti, ipotizzando una sua particolare vulnerabilità dopo la leucemia, avevano rimproverato all’allenatore del Bologna di non aver adottato misure di maggiore attenzione e cautela. Nel mese scorso erano circolate alcune fotografie che lo ritraevano insieme ad amici (celebri e non) in villeggiatura in Sardegna.
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Secondo Mihajlovic le “badilate di fango” ricevute, oltre a essere totalmente inappropriate e fuori luogo, sono piuttosto sintomatiche di una condizione di diffusa frustrazione e invidia sociale.
“Io non lo so se questo mio godermi la vita ogni istante dia fastidio a qualcuno. O se magari è soltanto più facile empaticamente essere vicini a chi è fragile e debole in un letto di ospedale, rispetto a chi guarisce… Diceva Enzo Ferrari che gli italiani ti perdonano tutto, ma non il successo. E io ci aggiungo, anche la felicità. Perché c’è tanta invidia e tanta cattiveria in giro. Non solo in Italia, dappertutto. Com’è che vengono chiamati sui social? Haters, odiatori? Io faccio una traduzione più spicciola: li definisco merde…