7 domande sul campionato 2014 di Formula 1

Alle 12.30 australiane di venerdì 14 marzo si è aperto con le prime prove libere del GP d’Australia, a Melbourne, il campionato 2014 di Formula 1, che – stando a quanto si è visto nei test invernali e, in parte, anche nelle prime prove libere – sarà un grandissimo casino nonché quello del probabile cambio al vertice, con Red Bull e Vettel non più davanti a tutti.

1. Ma non era meglio “la Formula 1 di una volta”?

Chi legge il veggente da tempo sa che qui seguiamo la Formula 1 con un certo interesse, sebbene si tratti di uno sport molto difficile da pronosticare, e sebbene il mercato delle scommesse legate a questo sport offra spesso quote relativamente basse (in quei casi in cui ci sono effettivamente risultati prevedibili). Abbiamo anche idee abbastanza chiare – noi che la seguiamo da più di un ventennio – riguardo il luogo comune secondo cui la Formula 1 sarebbe diventato uno sport noioso, che ha perso gran parte di un suo presunto fascino primitivo e quelle cose lì: è un luogo comune, appunto, e chi si addormenta oggi davanti a un Gran Premio del 2014 si sarebbe molto probabilmente addormentato anche di fronte a certi Gran Premi con Senna, Prost e Mansell, di cui oggi capita di vedere soltanto scene di sorpassi e gare indimenticabili, ma poi non era tutto in quel modo lì, un Gran Premio di Formula 1.

Certo, era tutta un’altra storia, ma mica per questioni tecniche e basta: era un’altra storia perché i piloti non erano dei benedetti replicanti, questo sì, e non pronunciavano le solite banalità e frasi fatte che purtroppo contraddistinguono i giorni nostri – e non solo la Formula 1 – a diversi livelli. Erano tempi in cui un cronista assillante, per dire, correva col microfono appresso a un pilota che rientrava ai box dopo essere uscito di gara per aver sbagliato una curva, e gli chiedeva “come mai questo errore, Nigel?”, e quello si voltava con il casco ancora in testa e gli urlava: «ok, la prossima volta fai tu la curva e io ti faccio una domanda così scema».

E forse erano anche mediamente meno bravi, i piloti. Sì, esatto: c’erano non più di 2-3 campioni a stagione, e poi un bel mazzo di piloti che si arrabattavano, ce la mettevano tutta, ma commettevano tanti di quegli errori che alla fine uno ci credeva sul serio, che guidare una Formula 1 fosse una delle cose più difficili del mondo. Probabilmente lo è ancora, ma tutta una serie di aiuti alla guida e sistemi elettronici di assistenza avranno se non altro semplificato la vita dei piloti.

2. Cosa cambia nella stagione 2014?

Dopo anni in cui la “rivoluzione” è stata promessa ogni volta e poi puntualmente smentita già dalla prima gara, la stagione di Formula 1 del 2014 sarà veramente la più incasinata di sempre, se non altro per chi segue questo sport da quando lo seguiamo noi. E sarà così per via di alcune pesanti modifiche al regolamento che hanno di fatto costretto le scuderie a costruire le macchine praticamente da capo.

In estrema sintesi, dal punto di vista della percezione esterna, le macchine sono:
più lente, più pesanti, meno rumorose, molto brutte.

Sono stati reintrodotti i motori turbo, aboliti nel 1988, ma sono motori turbo a 6 cilindri da 1600 cm³ (non più 8 da 2400 cm³), e comunque non si tratta di semplici motori: li chiamano power unit, perché in effetti sono degli aggeggi delicatissimi che – oltre che essere motori “tradizionali” – integrano due sistemi elettrici, uno per recuperare l’energia cinetica generata in frenata (Kers) e l’altro quella termica generata dalla sovralimentazione (Ers). I motoristi ce l’hanno messa tutta ma la verità è che sono arrivati impreparati alla prima gara della stagione, chi più chi meno: c’è il rischio concreto che diversi piloti non finiscano neppure la prima gara (ma non così tanti come si legge in giro).

Il peso minimo è stato portato a 691 kg, e ci sarà il limite di 100 kg di carburante per ogni gara, un fattore che obbligherà i piloti a guidare anche in “risparmio” durante alcune fasi di gara, scegliendo diverse mappature del motore, per non ritrovarsi a secco negli ultimi giri. E poi c’è questa cosa insopportabile dei musi delle macchine. Ci abitueremo, come con tutto, ma finché non ci abituiamo è lecito dire che l’anteriore delle Formula 1 del 2014 è una delle cose più brutte che si siano mai viste in questo sport.

A causa della perdita di carico aerodinamico imposta da regolamento, dovremmo teoricamente vedere macchine che vanno ancora forte in rettilineo ma molto più piano in curva, e dovremmo pure vedere molti sorpassi in gara, anche senza DRS.

3. Chi lo vince ’sto mondiale?

La Mercedes. Dai test invernali e dalle prove libere di venerdì in Australia – Hamilton 1°, Rosberg 2° – si è capito che la componente più importante e più delicata della macchina è tornata a essere il motore (insomma quella cosa lì, la power unit): la Mercedes pare averlo azzeccato, e di questo beneficiano non soltanto la squadra Mercedes ma tutte le altre che montano questo motore (McLaren, Williams, Force India). La Mercedes lavora a questa stagione da più tempo degli altri, nel senso che le esperienze parzialmente fallimentari delle precedenti stagioni hanno spinto i progettisti a concentrare tutti gli sforzi sulla macchina della stagione 2014.

Nelle prove liberi di venerdì in Australia Hamilton ha avuto un problema nella prima sessione ma nella seconda ha dimostrato che sia sulla prestazione assoluta sia sul passo gara la Mercedes al momento non ha rivali (sul passo gara meglio Rosberg). Resta il punto interrogativo sull’affidabilità, ma vale per tutti, e anzi loro finora hanno avuto meno problemi di tanti altri.

4. E lo vince Rosberg o Hamilton?

Bella domanda, però diciamo Hamilton. Hamilton ha già vinto un mondiale nel 2008, in modo molto rocambolesco, però sa come si fa. Certo, Hamilton è anche uno dei pochi piloti in circolazione a sottrarsi in parte al discorso che facevamo prima a proposito dei replicanti: è un pilota con un grandissimo talento – probabilmente il più veloce di tutti e il più bravo nei sorpassi – ma che ancora va a schiantarsi quando chiede troppo e che spesso “brucia” le gomme in pochi giri, senza fare calcoli, tenendo semplicemente giù il pedale tutto il tempo. Da questo punto di vista è il più “vecchio” dei nuovi piloti, uno ancora molto umano, uno ancora capace – come uno stonato qualsiasi – di fermarsi a cambiare le gomme nel box sbagliato, quello della sua squadra di prima. Insomma fa ancora un sacco di cazzate, Hamilton.

Rosberg è bravo e anche più affidabile di Hamilton, ma è un pilota discontinuo e che non è mai stato la “prima guida” in Mercedes. In un certo senso, in Mercedes, è anche mancata finora quella rivalità che spinge ogni pilota ad andare più forte del suo compagno di squadra: Rosberg e Hamilton non si sono trovati così spesso a gareggiare uno contro l’altro (e, per quello che può valere per i piloti, sono anche due vecchi amici dai tempi delle formule minori). Però è probabile che quest’anno la rivalità emerga in modo evidente già da subito perché la macchina più veloce, almeno per le prime 4-5 gare, sarà la Mercedes, e per la vittoria se la vedranno principalmente loro due.

5. Ma davvero la Red Bull è messa così male?

Benissimo non sta, ma neanche così male come dicono. Durante le tre sessioni di test invernali la Red Bull ha messo insieme pochissimi giri e ha spesso dovuto rinunciare ai programmi della giornata per colpa di una serie di guasti tecnici diversi tra loro, che non è mai una buona cosa. Nelle prime libere di Melbourne però hanno girato con buona continuità sia Vettel (4°) sia Ricciardo (6°), suo nuovo compagno, che quest’anno probabilmente farà un sacco di errori di inesperienza ma che starà mediamente molto più vicino a Vettel di quanto non lo fosse Webber. Il passo gara di Vettel è stato sorprendentemente buono: probabilmente, Mercedes a parte, è ancora lui il più veloce.

Al momento semmai i guai della Red Bull sono i guai del motore Renault: non appena Renault riuscirà a trovare affidabilità e prestazioni – e potrebbe accadere nel giro di 3-4 gare – la Red Bull ha già dimostrato di avere le risorse per rimediare a inizi di campionato non esaltanti (vedi 2013). C’è peraltro quella nuova regola tanto contestata da Horner e Vettel, quella dei punti doppi all’ultima gara della stagione (Abu Dhabi, 23 novembre), che potrebbe tornare molto utile nel caso in cui – come probabile – la Mercedes dovesse ottenere vittorie nelle prime gare e mettere da parte un bel po’ di punti nella prima parte del campionato.

6. E la Ferrari?

La Ferrari ha tirato fuori l’ennesima “buona macchina”, “ottima base” e tutte quelle espressioni un po’ così, che si sentono circolare ormai da diversi anni all’inizio della stagione. D’accordo, le basi buone ci sono e i “margini di miglioramento” pure; fatto sta che la Ferrari si presenta ancora una volta alla prima gara dell’anno dicendo sostanzialmente “non siamo dove vorremmo essere”. Al momento è un bel po’ dietro alla Mercedes, forse più di quanto non abbiamo detto le prime prove libere: Alonso è 3° a mezzo secondo, Raikkonen 7° ma ha anche avuto un guasto. È solo il primo venerdì della stagione, verissimo, ma sul passo gara non si è ancora vista la competitività che negli anni scorsi permetteva ad Alonso di rimediare a brutte qualifiche (che restano il vero punto debole, una costante della Ferrari degli ultimi dieci anni).

Tutto dipenderà dall’evoluzione della macchina: la Ferrari dovrà farlo bene e in fretta, perché la Mercedes potrebbe intanto scappare in classifica e perché la Red Bull potrebbe recuperare il ritardo tecnico iniziale molto più velocemente della Ferrari stessa. E in tutto questo non si tiene in considerazione un’altra squadra e un altro pilota che quest’anno, nella confusione generale, potrebbero portare via punti alle contendenti per il titolo: la McLaren e Jenson Button.

7. Quali saranno le sorprese?

In molti hanno parlato della Williams come possibile sorpresa dell’anno. È vero che la Williams – come anche McLaren e Force India – monta quello che attualmente è ritenuto il miglior motore (Mercedes), ma è anche vero che il motore da solo non basta, e c’è da capire come si comporterà la Williams rispetto al consumo delle gomme e rispetto a tante altre variabili. Nelle prove libere del venerdì, per esempio, non ha confermato i risultati sorprendenti delle sessioni invernali, e sia Massa (12°) che Bottas (8°) non hanno fatto dei gran tempi nelle simulazioni di gara (peraltro meglio Bottas di Massa, anche sul passo gara).

Dieter Rencken, navigato giornalista sportivo di Autosport, dice che il nuovo pilota della McLaren, Kevin Magnussen, è “l’esordiente più talentoso dai tempi di Hamilton”. Nelle libere ha fatto qualche errore, a dire il vero, ma probabilmente ci sono molto margini di miglioramento anche per lui. Uno che invece gli basta una buona macchina e poi ci pensa lui è Button, uno dei campioni del mondo più sottovalutati di sempre. Già nel 2009, quando vinse il campionato sulla Brawn GP, Button dimostrò di essere – oltre che un gran manico – un pilota in grado di usare la testa, gestire il vantaggio, ottimizzare i risultati in ogni circostanza. È anche il pilota che solitamente riesce a cavare di più dalle gare in cui non si capisce più niente e finisce tutto in vacca (pioggia, interruzioni, safety car e cose del genere). Questa sua grande capacità di adattamento e di lettura delle situazioni, in una stagione che quasi certamente presenterà delle sorprese, potrebbe essere un importante vantaggio per la McLaren.

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